domenica 16 settembre 2007

La crisi subprime: l'importanza della finanza e del credito al consumo nel capitalismo odierno.


Il recente allarme lanciato da Mario Draghi (“Sugli effetti della crisi non sappiamo se il peggio è passato”) ha riportato al centro dell'attenzione il caso finanziario dell'anno: la crisi dei subprime: più sotto una spiegazione di cosa siano e qualche mia riflessione.


Questi ultimi 20 anni, a partire dal crollo di Wall Street del 1987, non sono stati certo privi di crisi finanziarie. L'ultima arriva dagli Stati Uniti, è “scoppiata” quest'anno ed è conosciuta come “crisi dei subprime”.

Va specificato, innanzitutto, che i subprime altro non sono che crediti (mutui, carte di credito ecc.) concessi a persone e famiglie che hanno una storia creditizia “tempestosa”, fatta di insolvenze, fallimenti (anche se negli Stati Uniti fino a poco tempo fa tale istituto, dal punto di vista tecnico-giuridico, era riservato alle imprese), pignoramenti. Per questo motivo, i subprime, concessi a persone e famiglie che non possono accedere al normale mercato creditizio, sono altamente rischiosi, sia per i crditori che i debitori ed hanno tassi di interesse abbastanza elevati.

I subprime in questione sono, essenzialmente, mutui che riguardano il mercato immobiliare e si inquadrano nella grande bolla speculativa che ha percorso tale settore dell'economia statunitense negli ultimi 20 anni. In questo periodo il valore degli immobili raddoppiava ogni 4-5 anni e non era infrequente che la gente comprasse e vendesse case nel breve periodo (4-5 anni appunto), indebitandosi in vista di guadagni futuri. Inoltre è abitudine diffusa negli US finanziare i de biti ipotecando la casa.

Data questa situazione, non deve stupire l'effetto dirompente che la crisi dei subprime ha avuto negli US e, dato il ruolo dell'economia statunitense, in tutto il mondo salvo, in parte, in Europa grazie al deciso intervento della BCE.

La crisi dei subprime dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che qualcosa non va nel sistema capitalistico attuale e apre la strada a 3 serie di riflessioni strettamente connesse fra loro.

La 1° è che il modello occidentale e, in particolare, statunitense del consumo continuo, ossessivo e, spesso, al di sopra delle propri capacità di pagamento è sbagliato sin dalle fondamenta.

La 2° è che il denaro non è una merce come le altre, anzi non è una merce è un semplice “metro” dei “beni” (materiali) e dei “servizi” (o “beni immateriali”) e come tale andrebbe trattata, limitando fortemente le speculazioni finanziarie e i giochi di borsa.

La 3° riflessione è che l'economia mondiale e la vita degli esseri umani sulla Terra si basa non sul denaro, ma sul lavoro.


[Post tratto da Appunti di Michele, tomo 2° ]
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