Napoli è piena di sole: inonda piazze, lungomari, strade e vicoli.
Fa sbrilluccicare finestre, balconi, cornicioni: screzia le affacciate dei palazzi di sfumature porporine.
Clima caldo, mare vellutato: il sole coreografo dei suoi stessi raggi lasciati cadere sulla lunga distesa marina.
Li lancia in balli avvolgenti, sensuali, accattivanti.
Napoli e le sue “grattachecche” estive, “zeppole e panzarotti”invernali, le scie odorose delle pizze fritte, che s’inerpicano e avvincono i vicoli piu retratti, piu desolati, piu remoti.
Nulla è lasciato al buio, tutto è terso luminoso, palese: anche la camorra lo è.
La camorra non si sussurra qui: si urla.
La camorra non fa distinzioni sessuali: le donne diventano per esigenza, Capi giovanissime.
Le donne di camorra sono bestie feroci: per rabbia e per dovere, si tramutano in carnefici, assassine della loro, e dell’altrui vita.
Tra un ragù, e una parmigiana, organizzano missioni punitive, decidono le sorti di altri uomini.
Napoli, è la camorra: i napoletani son camorristi.
Altrimenti non mi spiego il perche li difendano: sanno, ma stanno zitti. L’omertà non è piu tollerabile.
La Forza militare, non deve essere l’unico mezzo di riscatto: il cittadino insieme ad esso , può rappresentare la svolta.
I napoletani devono piantarsela di puntare il dito contro uno Stato, che non può farcela da solo.
Smetterla di comprare in quel negozio che sanno essere di stampo camorristico.
Disertare i drive-in, le sale bingo, e ogni commercio palesamente gestito da malavitosi.
Abbandonare le case, quando sappiamo vicino la nostra porta esserci un killer.
Andarcene, non dalla città, ma dai loro quartieri bunker, per marcare una linea netta, facendo capire che sappiamo ma che ci rifiutiamo di omogeneizzarci.
Provare ribrezzo anche soltanto per averli incontrati sul pianerottolo.
Come faremmo con un pedofilo, o lo stupratore di nostra figlia. Schifare, disprezzare, odiare.
Senza scrupoli, perche loro son contro la vita.
Invito le forze dell’ordine a presidiare, le zone dove sono maggiormente prolifici i delinquenti.
Sia chiaro ci sono quartieri nei quali loro, le guardie, non entrano, o se lo fanno vengono assalite: avanti ai carri armati allora.
Dobbiamo mettere la camorra in mezzo a due fuochi: polizia a destra, cittadino a sinistra.
Evitare che gli arrestati di un clan, passino per il carcere della loro città: esiliarli abbassando i rischi di un inquinamento altresì facile e scontato.
Un camorrista, non può avvalersi dei tre gradi di giudizio: un solo processo, una sola condanna irrevocabile.
È tempo che i magistrati si adeguano e si uniscano assieme a polizia e cittadini, diventando il terzo fuoco attivo alla lotta della destabilizzazione camorrista.
Le scuole partenopee hanno bisogno di vedersi aggiunte una nuova materia fondamentale: i danni fisici e sociali della camorra.
La camorra non necessita di attacchi labili e incostanti, ma raffiche incrociate da piu fronti.
Questa operazione per circoscrivere la mafia di strada: per quella interna, per quella che si annida nei palazzi del potere, ci vorrà ben altro.
La camorra per essere sventrata, va fatta traballare al suo interno: nelle province, nelle regioni, nei piccoli comuni, si possono leggere nomi di sicura provenienza malavitosa.
La magistratura, aiutata dalla guardia di finanza dovrà istituire un eccezionale pool, addetto esclusivamente alla ricerca di camorristi all’interno delle istituzioni: trovarli, accerchiarli, arrestarli.
La polizia dovrà battere strada, ripulirla senza aspettare nuove faide: lo Stato deve dare carta bianca agli agenti qualificati affinché possano sentirsi autorizzati ad un arresto preventivo.
I cittadini affiancando le divise, abbandoneranno ogni luogo inquinato: anche la gelateria gestita da questi maledetti dovranno lasciar vuota, anche se fa il miglior gelato della città.
Non va sgominata una banda, ma una cultura, una educazione sbagliata ma pur sempre radicata: per questo le scuole, già dalle elementari dovrebbero poter barattare un ora di matematica con un ora di educazione civile. Fatta da agenti avvezzi all’argomento che hanno visto e combattuto la mafia: generali in pensione. Nonni eccellenti, per una rieducazione globale.
Riaffermando un sano vivere sarà, negli anni avvenire piu semplice questa lotta, e piu difficile ri-conclamarla legge napoletana.
Ripulendo le istituzioni, tartassando gli arrestati con mano inclemente e impietosa, ghettizzando i restanti malavitosi nei propri casermoni, unendo forza attiva a forza passiva, rieducando i bambini, Napoli potrebbe rinascere.
Non possiamo lasciare che a combattere la camorra, siano gli stessi affiliati: ed oggi per fare il politico, o il magistrato, qui, è dura; senza lasciarsi corrompere si rischia la vita.
Bisogna insorgere non con manifestazioni, ma una vera e propria presa di distanza da chi sta affossando la città. Non più mischiarsi, nemmeno durante la fila alla posta: i buoni insieme in un lato, i cattivi accerchiati e evitati come lebbrosi.
Napoli si sta sempre piu allontanando dai confini Nazionali; sembrerebbe uno stato a parte: forse un giorno durante una riunione sulla politica estera, sentiremo menzionare il caso partenopeo.
La mafia, è diventata nobile ha imparato le buone maniere, veste da Prada: la camorra è rimasta popolare, contadina, arcaica. Eppure entrambe son vive, e uccidono, devastano, umiliano: polverizzano ogni buon proposito.
Diamoci da fare, realizziamo progetti, riflettiamo sul da farsi e in questo mi rivolgo a tutti coloro che da campani, son stufi di sentirsi dare dei camorristi.
[ Post del 20/03/2007 tratto da Vitteme e Carnefici ]
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