sabato 4 agosto 2007

Tragedia nel Sud-Est Asia (India, Nepal, Bangladesh), tragedia negli Stati Uniti

Circa 200 persone sono morte, mentre gli sfollati sono quasi 20 milioni: questo è il tragico bilancio di una pioggia incessante durata ben 20 giorni nel Sud-Est Asia (India, Bangladesh, Nepal).

Questa (ennesima) tragedia di questa estate calda (in ogni senso) dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che gli eventi climatici abnormi, i movimenti tellurici devastanti stanno diventando la regola. Certo l'Asia Sud-Est è terra di monsoni e di clima tropicale (e in parte equatoriale). Certo ormai le notizie arrivano quasi in tempo reale. È tutto vero, ma è anche vero, tragicamente vero, che la Terra sta lanciando degli SOS sempre più frequenti. Una canzone del noto (almeno in Italia) interprete Al Bano Carrisi risuonava grosso modo: “Cara Terra mia ti stan spaccando il cuore e tu lo sai”. Questo, ormai, è un segreto di Pulcinella: lo sanno in molti, da tempo, e se n'è accorto ormai anche il cittadino comune. La comunità scientifica mondiale è quasi unanime, sui pochi scienziati che sono in disaccordo, da profano, avanzo qualche dubbio sul loro grado di onestà, o, per lo meno, sulla loro intelligenza. Nei G8 si discute di accordi per preservare il clima al ribasso, mentre è ormai tempo di scelte radicali perché “a mali estremi, estremi rimedi”, anche se non bisogna certo arrivare a svolte autoritarie e i politici e i ricchi devono dare un esempio positivo concreto con uno stile di vita sobrio, oltre a fare cene di beneficenza che, da sole, rischiano di appagare solo un bisogno di essere “trendy”. Va ricordato inoltre che è vero che l'avarizia è un vizio, ma lo è anche la prodigalità (come ben sapeva lo stesso Dante ben 700 anni fa) e inoltre la parsimonia è una virtù. Insomma il vecchio assioma dell'economia (anche se qualcuno potrebbe sofisticare che è un mero postulato), secondo il quale “bisogna utilizzare al meglio le nostre scarse risorse” ovvero il detto comune per cui “bisogna ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo” (intendendo lo sforzo come diminutio delle risorse ambientali non rinnovabili) sono, ora più di prima, validi. Insomma bisognerebbe riconsiderare, al di là del pessimismo di fondo, la bioeconomia di Georgescu-Roegen e la sua felice intuizione di agganciare l'economia con la statistica, con la biologia e col principio d'entropia che nasce in ambito fisico.

Bisognerebbe ricordarsi che il fine dell'economia è il benessere psico-fisico degli uomini e non la mera produzione, bisognerebbe pensare ad un mondo più conviviale ed umano.

La tragedia statunitense, consistente nel crollo del ponte a Minneapolis, crollo che ha provocato almeno 5 vittime, non fa che confermarci la necessità di cambiare il nostro modello di sviluppo, uno sviluppo senza crescita materiale, ma solo immateriale e nel senso del miglior utilizzo delle fonti energetiche. Un mondo tendenzialmente stazionario come lo avevano pensato grandi filosofi ed economisti, come John Stuart Mill, non è una delle tante possibilità. È una necessità.

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