Potrei parlare del successo dell'AKP di Erdogan in Turchia o della liberazione di Don Bossi, il missionario delle Filippine, ma non ne ho voglia. Non che la politica estera sia uscita dai miei interessi, né, d'altronde, ritengo che la guerra mondiale sottotraccia che è in atto non sia parte del problema. Anzi: lo è sicuramente.
Il fatto è, sinteticamente, che la politica estera è parte del problema, ma non è il problema. Il problema è la politica economica. E la politica economica non è solo le scelte (sbagliate) dei governi. Certo, è anche questo. Ma è soprattutto lo stile di vita c.d. “occidentale” il problema. Le singole scelte di noi cittadini che non siamo più cittadini-lavoratori, ma “fregati dalla pubblicità che ci rende tutti uguali”, come diceva una canzone di Cutugno di qualche anno fa, siamo diventati cittadini-consumatori. Dobbiamo rendere la cultura virtuale: e-book, immagini, mp3, piuttosto che libri, quadri, dischi ottici (=CD, DVD, HD-DVD e Blu-Ray). Dovrebbero esser fatti salvi solo i manuali di base per imparare il computer. Piuttosto che essere “sportivi” perché guardiamo la TV, dovremmo esserlo nel senso di preferire lunghe passeggiate alla macchina. Ci vorrebbero meno concerti, mentre dello sport forse dovremmo fare a meno. Meno film con esterne, più effetti speciali al computer; teatro televisivo (per combinare il fatto che il teatro è in interni e con la tv si può accedere ad un pubblico più vasto). Meno viaggi che non fanno male solo al portafoglio, ma anche all'ambiente (il carburante nell'aria). Certo si può aspettare che gli scienziati trovino delle fonti alternative ma, forse, domani è troppo tardi. Pensiamoci oggi.
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